SLIMANE - MOSTAFA ZBISS 
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 Il Corriere di Tunisi dal 6 al 20 giugno 2006

 

Testour: Commemorazione del pioniere dell’archeologia tunisina

   Slimane Mostafa Zbiss nel terzo anniversario della sua scomparsa

 

Il 14 maggio, nella città andalusa di Tetsour (Nord-Ovest della Tunisia), è stato ricordato  il terzo anniversario della scomparsa di Slimane Motafa Zbiss, il pioniere dell’archeologia tunisina, nell’ambito di un incontro organizzato dall’Associazione per la Salvaguardia della Medina di Testour e dal Comitato Culturale Locale, con la collaborazione dell’Istituto Nazionale del Patrimonio (INP).

La manifestazione, che s’inserisce nel quadro del “mese del patrimonio”, ha voluto essere un segno di riconoscimento, all’archeologo da parte della sua città natale  e dei suoi discepoli e vecchi colleghi dell’INP, per tutta la sua carriera dedicata al restauro e alla protezione del patrimonio nazionale.

Tre anni fa, il 14 maggio 2003, ci ha lasciati questo eminente ricercatore e grande appassionato della storia, sopratutto quella arabo- mussulmana e andalusa. Si è spento all’età di 90 anni, dopo una vita piena di scavi in tutto il territorio tunisino, di ricerche, d’importante produzione culturale (più di 100 articoli, 30 libri, 60 interventi radiofonici, scritti in arabo, francese, spagnolo ed italiano) e di lavori di restauro, colui il quale ha restaurato quasi tutti i monumenti tunisini.

Slimane Mostafa Zbiss ha cominciato la sua carriera di archeologo quasi casualmente quando è entrato, nel 1942, alla Biblioteca Nazionale per occuparsi della sezione araba. Lì ha incontrato e lavorato con grandi orientalisti come Georges Marçais, Louis Poinssot e E.Lévi-Provençale dai quali ha imparato il mestiere. Nel 1947 ha presentato la sua candidatura per il posto di ispettore dei monumenti islamici. Era il solo candidato, ciò nonostante non l’ottenne che tre anni dopo. Cominciò allora il suo lavoro di scavi nei cimiteri e nelle moschee alla ricerca delle tracce del patrimonio arabo- mussulmano nel contesto di una occupazione francese della Tunisia che dava maggiore importanza al patrimonio romano-cristiano del Paese. Malgrado le difficoltà che aveva dovuto affrontare l’archeologo continuava con sempre rinnovato entusiasmo e perseveranza la sua missione. Con l’avvento dell’indipendenza della Tunisia e con la creazione dell’Istituto Nazionale di Archeologia e d’Arte (diventato successivamente l’INP) Zbiss iniziava a lavorare nel grande cantiere dell’intero territorio per scavare, identificare e restaurare quasi tutti i monumenti tunisini. Un lavoro che faceva con assoluta precisione e molto rigore. Egli ha cercato di trasmettere la sua passione per il patrimonio e la storia alle generazioni e generazioni di giovani ricercatori dell’INP dei quali alcuni presenti alla manifestazione di commemorazione per testimoniare il loro riconoscimento al grande ricercatore per l’aiuto e i preziosi consigli e insegnamenti. Da segnalare, così,  gli intervenuti di Raja El Oudi, una ricercatrice dell’Istituto che ha comunicato un breve riassunto sui numerosi libri scritti  dallo Zbiss, in particolare sulle iscrizioni arabe ritrovate durante i suoi lavori di scavo nelle diverse città del Paese, come, ad esempio, “Inscriptions de Gorjani” (1962), “Inscriptions de Monastir” (1960), “Nouvelles Inscriptions de Kairouan” (1977) e “Corpus des Inscriptions Arabes de Tunisie” (1966). Secondo la ricercatrice nove libri, che fanno parte di questa serie, non sono ancora stati pubblicati. Di qui, il suo desiderio che questo lavoro venga fatto per permettere ai ricercatori e alle generazioni future di usufruire di questa preziosa eredità.

Abdelhakim Gafsi, direttore delle ricerche all’INP e fedele discepolo di S.M.Zbiss,  ha mostrato fotografie inedite della città di Testour scattate dall’archeologo. Sono immagini di monumenti che oggi sono andati distrutti o semplicemente scomparsi. Gafsi ha colto quindi l’occasione per ricordare che lo studioso ha lasciato all’Istituto del Patrimonio, un archivio fotografico eccezionale e unico (più di 5.000 foto) su quasi tutti i monumenti tunisini. Questo archivio potrebbe servire come una nuova base per delle ricerche sul patrimonio tunisino.

Quanto a Khaled Ben Romdhane, direttore di ricerche anche lui presso l’INP, ha scelto come argomento il tema “Inscriptions Ifriqiennes” nel tentativo di continuare con maggiore approfondimento gli studi intrapresi da S.M.Z sulle iscrizioni arabe, studi che servono ancora oggi come fondamento a nuovi lavori di ricerca.

E’ proprio questo senso di perpetuazione della scienza che l’archeologo ha sempre cercato di creare considerando le sue ricerche come l’inizio di un lungo e continuo processo di studio e di salvaguardia del patrimonio nazionale. Di questa sua nobile intenzione, ne ha dato testimonia anche Abedelazziz Daoulatli, ex presidente dell’INP e attualmente esperto presso l’ALECSO. Egli ha insistito molto sulle qualità personali dello Zbiss e sulla sua passione per la scienza e l’archeologia. Ha fatto anche notare l’importanza del lavoro di questo studioso che ha iniziato il suo lavoro in un contesto di colonizzazione, diffondendo il patrimonio nazionale e costruendo, grazie alle sue ricerche e scavi, una base di informazioni che è servita successivamente per approfondire i temi legati all’archeologia. Daoulatli ha inoltre sottolineato la polivalenza del personaggio che si è occupato di tutte le epoche della storia della Tunisia, precisando che oggi una tale strategia non è più possibile per la tendenza alla specializzazione. Ecco perché, secondo lui, i lavori di scavo e di restauro devono essere fatti da specialisti del campo e da architetti formati sulla salvaguardia del patrimonio, una cosa questa che tanto manca oggi all’INP.

Proprio per dimostrare questa necessità a dare più posti agli specialisti, è intervenuta una giovane architetta dell’Istituto del Patrimonio, molto entusiasta e dinamica, che lavora sul progetto di restauro della Grande Moschea di Testour, uno splendido edificio del ‘700 costruito su modello ispano-andaluso. Faouzia Ben Zahra ha spiegato che la moschea è oggetto di un restauro iniziato nel 2003 per la riparazione dei tetti danneggiati dalle infiltrazioni d’acqua piovana. Una prima fase, recentemente ultimata, ha visto il restauro del tetto della sala della preghiera. Una nuova fase è iniziata quest’anno per la riparazione degli altri tetti.

A fine manifestazione è stato presentato il sitoweb su Sliamae Mostafa Zbiss (www.smzbiss.org), ideato e realizzato dalla nipote, con la collaborazione grafica del giornalista italiano, della redazione del Corriere di Tunisi, Delfino Maria Rosso. Il sito, che ha rappresentato una novità in questa cerimonia commemorativa, contiene informazioni sulla biografia dell’archeologo, sui suoi libri e articoli, sui riconoscimenti e cerimonie di omaggio di cui è stato fatto oggetto, sugli articoli di stampa su di lui. Viene riportata anche una breve presentazione della storia degli andalusi in Tunisia  e di quella della città di Testour, sua città natale. Il sito sarà arricchito prossimamente con la pubblicazione di suoi testi di articoli e interventi radiofonici, scritti che possono servire ai giovani ricercatori e agli studenti di archeologia.

Slimane Mostafa Zbiss ci ha lasciati, non senza però insegnarci l’amore per il patrimonio culturale e il rispetto per la nostra storia e la nostra identità.

 

Hanene Zbiss

 


 
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